Finalmente, dopo un mese e mezzo, rivedo di persona Federico, con cui dovremmo parlare di molte cose importanti: l’andamento dell’anno, la programmazione per il 2020, le idee per il Natale. Ma tutto passa in secondo piano perché quest’estate è stato lui a fare il viaggio dell’anno. Mi conosco e sono come un bambino che vuole scartare subito il giocattolo alla sua festa… voglio sapere tutto della sua traversata del Corridoio del Wakhan tra Tajikistan e Afghanistan. Era da due anni che lo studiavo e sono proprio curioso di sapere com’è andata e se le sensazioni positive erano corrette. Ci accomodiamo in sala riunioni davanti al “maxi schermo” e iniziamo a scorrere la selezione di foto. Le prime immagini sono quelle di Dushambe, cittadina ex sovietica, che non ha granché da offrire e un po’ l’entusiasmo si smorza. Ma quando le immagini raggiungono Khorog e il confine afghano con questi panorami aridi, che gradualmente cambiano per diventare estremamente verdi nei pressi del fiume Pyandz, con sullo sfondo maestose montagne che superano anche i 6.500 metri, capisco di avere una sana invidia per Federico e per tutti i partecipanti al gruppo.
Da qui sono passati secoli di storia: qui ai tempi di Marco Polo passavano le carovane che percorrevano la Via della Seta e che venivano protette dalle fortezze ancora visibili; qui si è giocato il “Big Game” alla fine dell’800, si è assistito all’invasione dei russi negli anni ‘80 e alla nascita dei gruppi che avrebbero contrastato i talebani nei primai anni ‘90. Si parla di genti fiere e ruvide ma di un’accoglienza squisita, che i nostri viaggiatori hanno scoperto dormendo nelle homestay (b&b locali). Lasciato il Corridoio del Wakhan, si giunge in Kirghizistan e si pernotta al Campo Base del Pik Lenin, uno dei 7.000 più battuti e di una bellezza quasi commovente.
Questa esperienza termina a Osh, da dove si rientra in Italia. Dopo l’ultima immagine, lo schermo è nero e per qualche secondo mi chiedo quando potrò partire… mi alzo lasciando Federico da solo, chiamo Marya in Tajikistan e le chiedo (sapendo già la risposta) se a novembre posso partire. Ovviamente dovremo aspettare l’estate prossima, ma la promessa è che questa volta ci sarò anche io insieme a chi avrà voglia di affrontare un itinerario d’altri tempi: la partenza è già fissata per il 28 giugno 2020.