Appunti di viaggio di Maria, una nostra viaggiatrice lungo la Transiberiana…
Di una certa Russia ne sentii parlare dal vecchio nonno, reduce di guerra, quand’ero piccolissima, ed ora sono qui… nella taiga.
È già buio a Mosca quando alla stazione Kazanskaya saliamo sul treno… inizia l’avventura! Posizioniamo i nostri bagagli in cabina, prepariamo la cuccetta, un tè caldo e sdraiati ascoltiamo il rumore dello sferragliare sui binari… sarà la nostra ninna nanna per le prossime notti! Ci si sveglia a Kazan, si visita e si riparte.
La seconda notte è un gioco preparare il letto, si aspetta con ansia il rumore e il movimento che danno sicurezza… sì, quando il treno si ferma alle stazioni intermedie, ci si sveglia come i bimbi nel passeggino e si riprende a dormire non appena riparte. Seconda sveglia a Ekaterinburg, il tempo uggioso ci accompagna, le gocce d’acqua scintillano sulle cupole dorate e sulle foglie delle betulle, paesaggio incantato!
Ritorniamo nel nostro nido… fino a Tomsk, dove cerchiamo tra le vecchie isbe quella della mamma di Michele Strogoff.
Durante i lunghi tragitti, a volte, uno strano senso di angoscia serpeggia dentro. è una sensazione difficile da spiegare. Noi siamo in balia del treno, si ferma, decide lui quando e quanto possiamo scendere, come a Novosibirsk, in piena notte, per fotografare la grande stazione, o a Omsk in cerca delle babuske per comprare viveri.
Se disobbedisci, ti abbandona. Quando s’arrabbia prende velocità e ti sbarella di qua e di là senza pietà e TU, nel tuo guscio al buio, fantastichi chissà quali tragedie.
Ti alzi per sbirciare se i tuoi compagni ci sono e dal finestrino del corridoio vedi le ombre nere degli alberi, placidi fiumi, tralicci della corrente, gru metalliche e quando il treno che viaggia sul binario opposto, all’improvviso, ti sfreccia davanti e ti fischia nelle orecchie, te la fai sotto dalla paura!
Finalmente la luce, è l’alba a Irkutsk e i fantasmi della notte spariscono nel pallido sole. Fare e disfare letti e bagagli è cosa da nulla, siamo diventati una buona squadra di “cosacchi”, puntuali e ligi alle regole della buona convivenza e ai desideri muti delle “provodnitse”, la cui espressione del viso non lascia trapelare emozioni o sorrisi.
Il dialogo è difficile se non si conosce il russo!! Pazienza, sarà per la prossima volta… sì, perché ormai, lasciato il Bajkal e tutti i bei ricordi legati al popolo friulano, migrante laborioso, da sempre in cerca di lavoro sulle vie del mondo come scalpellino e boscaiolo, il quale ha contribuito alla costruzione della strada ferrata e di vari palazzi, siamo giunti alla fine del nostro viaggio, a Ulan Ude, dai Buriati e dai Vecchi Credenti.
Si aprono qui gli orizzonti sconfinati del centro Asia.
I Vecchi Credenti arrivarono a piedi da Mosca, cacciati per motivi religiosi. Dopo fatiche e disagi, si riposarono sulle rive del fiume Selenga, dove gli sciamani Buriati, dalla notte dei tempi, si rivolgevano ai “Tengrii”, le divinità benevole e protettrici.
Qualcosa si muove dentro. Nostalgia? Mi manca già il treno, il viso dei miei compagni…
Il nostro viaggio non finisce qui, anzi è solo l’inizio!